La legge non è uguale per tutti, ed in particolare per chi da venti anni la applica senza tutele

Non c'è bisogno di essere professori di Diritto Comunitario per sapere che un pronunciamento della Corte di Giustizia Europea va applicato nel diritto interno dello Stato Membro al quale il provvedimento è diretto.
L'equazione è semplice: decisione della Corte Europea = adeguamento dello Stato con provvedimento interno .
Così in un passato recente lo Stato Italiano nel caso dei precari della scuola e di altre categorie di lavoratori senza tutele, si è dovuto uniformare ai pronunciamenti della Corte di Giustizia Europea regolarizzando le loro posizioni lavorative.
Ma ''misteriosamente'' per i Magistrati Onorari tale equazione non vale .
Come è oramai noto, la Corte di Giustizia Europea si è pronunciata nei confronti dei Magistrati Onorari con la sentenza Ux del 16.7.2020, definendoli a tutti gli effetti ''lavoratori'' e quindi titolari di diritti giuslavoristici.
E' passato un anno e si è assistito ad un vergognoso silenzo da parte delle Istituzioni.
Ma non solo, a fronte di alcune sentenze dei giudici di merito italiani che tenevano conto del dettato della Corte Europea, il C.S.M. - il maggiore organo consiliare della magistratura togata, su richiesta dell'esecutivo, emanava un parere negativo sul riconoscimento delle tutele, allegando tesi e teorie anacronistiche relative ad un a figura di ''giudice singolo'' contemplata in leggi risalenti al 1948, oramai avulsa dal contesto storico e in palese contraddizione con il citato pronunciamento europeo.
Simona N.